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Digressione

Sono trascorsi quasi cinque anni dalla maturità..
Era il 2008, e nessun* di noi sapeva cosa sarebbe accaduto. Ricordo ancora il profumo dell’estate che arrivava, la voglia di finire le scuole di superiore e diventare “grandi”: chissà che ci aspettavamo da quel mondo; forti e indistruttibili come ci sentivano. Pieni di noi.
Nulla poteva andare male.. ci attendevano gli anni dell’università, della vita da persone adulte e indipendenti, del sesso, del fare tardi a casa senza nessuno che ci controllasse.
Quel mondo, così ovattato dove ci avevano cresciut*, era bello e intangibile.

Non è andata così. In questi anni non so quante cose siano cambiate: dai rapporti interpersonali, allo sviluppo interiore.. per finire, poi, a vivere con coscienza una delle peggiori parentesi della storia italiana.

La depressione, lo scontro con una realtà troppo distante da ciò che avevi immaginato. Convivenze difficile, ostili. Gente folle. Una facoltà, quella di Legge, che ragiona in un senso opposto al significato di democrazia e libertà; bei termini, coi quali la gente che studia codici e libri si sciacqua la bocca. Parole, articoli, che si uniscono a termini del 1300: forse non erano conosciuti manco da Dante e Virgilio in persona. Un ambiente del cazzo, e scusatemi il termine. Mi è salita la nausea: sembra che siano tutti e tutte già avvocati e magistrati. Non si riusciva a fare amicizia con nessuno, perchè prima passavano il tuo armadio sotto il radar delle più costose marche. Se non hai Prada, sei very out!

Gli amori non sono stati così felici e puliti come si erano immaginati: nessun ragazzo sincero e amorevole, ma solo una bestia che per svuotarsi le palle è riuscito a prenderti con la forza fisica, le illusioni e la menzogna. Non una parola affettuosa, ma solo insulti e violenza psicologica. Una grande cicatrice. Tutto qua.

L’anoressia, il cibarsi di tutto quello che ti trovi davanti, e di nuovo i digiuni (che ancora proseguo per un forte senso di sporcizia), la palestra..

E poi, una bella parentesi: il volontariato in ospedale, e i compagni e le compagne del collettivo. Lottare nel nome di un ideale comune, insieme, uniti. E provare un forte senso di nostalgia per questo presente che diverrà passato.

Ecco, ho capito. Non riesco a godere della mia età perchè penso al dopo. Ho una fottuta paura di quello che sarà, di ciò che non si farà più.

Temo i giorni, ma soprattutto gli anni che verranno.. le persone che se ne andranno. E, in fondo, io sono un’egoista egocentrica. Non voglio sentire il dolore,e mi piace vivere nell’utopia che ogni cosa sia per sempre.
Tocca andare in analisi, se non pongo un freno a tutto questo devastante stato d’animo.

 

Time

 
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Pubblicato da su aprile 2, 2013 in I'm, Personale, Storia, Università

 

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L’amore ai tempi della crisi…

… siamo in crisi. E su questo non ci piove.
Fosse solo una crisi economica e finanziaria, ci sarebbe quasi da consolarsi.
Invece, no. Si tratta di una discesa umana nel suo senso più intimo, di quello che siamo dentro e che forse era in noi.

<<Ci siamo dimenticati di essere umani>>, ripeto ogni tanto.

Abbiamo dimenticato valori come la solidarietà, la cooperazione e la collaborazione. Sembriamo tanti piccol* autom* che camminano con dei paraocchi: non ci rendiamo di chi sta vicino a noi e soffre. Non ci preoccupiamo di come vanno le cose,e lasciamo che peggiorino. A livello di affetti personale, e anche più in generale. Pare che i problemi altrui, finchè non ci sfiorano, non siano affatto i nostri.. sono solo cose lontane, che non ci riguardano. “Ok, si, mi dispiace. Andiamo al pub stasera?”.

Perchè siamo diventati cosi? Lo sviluppo, il progresso sociale ci hanno prodotto in questo modo. Preferirei camminare ancora con un asino, ma di vivere in un modo più genuino e pulito, dove quando si sta a contatto con gli altri, si parla. Invece no, si chatta e si sta incollati ad un futile aggeggio come un I-pad, I-phone. Tutte queste “i”.. che confusione.

La cosa peggiore è che abbiamo perso il rispetto verso noi stessi, e soprattutto quello diretto al nostro prossimo.  A volte, ho come l’impressione che in molt* non comprendano il significato della parola amore. Non esiste più, forse. In giro vedi mille coppie, che magari stanno insieme solo per sfuggire dalla loro pochezza, dalla terribile solitudine in cui sono imprigionati.. e poi, dai.. in tant* stanno insieme per comodità e per avere una scopata sicura, che in qualche modo plachi quel senso di insoddisfazione tremenda che nelle giornate più cupe ti assale.

Ogni tanto vorrei qualcuno vicino a me. Poi ci ripenso, e credo che stia meglio da sola.. dove nessuno invade i miei spazi. Sono un’egoista, molto probabilmente.

“Preferisci amare o un amore: un AMARO, grazie.”

Ci potessi almeno bere su, stasera.

 
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Pubblicato da su gennaio 20, 2013 in Personale

 

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